L'anti Vespa, di Alberto Motti - 26 agosto 2019

Tratto da MOTOCICLISMO, articolo di Alberto Motti - 26 agosto 2019.

La storia di questo scooter è legata alle vicende del capoluogo lombardo. Inizialmente la Lambretta combatte ad armi pari con la Vespa, poi il declino e la vendita delle linee di produzione nel 1972 alla SIL. La storia della Lambretta è legata a doppio filo alle vicende della Milano degli Anni '40, tra guerra e ricostruzione.

La Innocenti, che già realizzava i tubi Innocenti per le impalcature, negli anni della guerra amplia i propri stabilimenti per la produzione bellica. Il 30 aprile 1944 questi vengono distrutti da un bombardamento americano, che essendo avvenuto di domenica per fortuna fa pochissime vittime. Dopo l'8 settembre, durante la lenta risalita degli Alleati verso l'Italia settentrionale, Ferdinando Innocenti decide di affiancare ai tubi la produzione in catena di montaggio di uno scooter, al posto delle armi. La progettazione avviene a Roma, già liberata, dove viveva Innocenti. Dopo la Liberazione, l'imprenditore scopre che quanto restava della fabbrica è stato saccheggiato e poi rovinato dai carri armati americani che la utilizzavano come rimessa.

È costretto a licenziare tutti gli operai rimasti, con la promessa di riassumerli non appena ricostruiti gli impianti. Innocenti vende tutto ciò che può e impegna la casa romana, mobili compresi, oltre a indebitarsi per iniziare a ricostruire. Nel 1947 viene presentata la Lambretta M (per Moto scooter), un modello 125, privo di carrozzeria e senza sospensione posteriore, che nel 1948 costava più del doppio della Vespa. La Lambretta non sfonda: l'assenza di ammortizzatore, le ruote da 7" e una sospensione anteriore mediocre ne decretano l'insuccesso, malgrado una serie di innovazioni e dettagli raffinati: abbondanza di cromature, rifiniture curate, chiave per l'accensione che apre anche il bauletto e cavi dell'impianto elettrico all'interno del manubrio. Il successo arriva con la versione B del '48: sospensione posteriore, cambio al manubrio (era a pedale) ruote da 8".

A quel punto è pronta anche la catena di montaggio dello stabilimento ricostruito: si può abbassare il prezzo. Il 1950 vede le prime versioni "vestite" e fino a metà anni '60 tutto va a gonfie vele.

Il declino inizia quando gli italiani, più ricchi, puntano all'auto. Nel 1972 le linee vengono vendute all'Indiana SIL.

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